Audio e Social Network: cosa i brand devono sapere sulla sfida a Clubhouse

In principio fu Clubhouse, un fenomeno tanto esclusivo quanto dirompente. Poi arrivarono Facebook, Twitter, Spotify e LinkedIn, i colossi che hanno origliato il successo del trend audio e si stanno attrezzando per cavalcare l’onda sonora. E, perchè no, mettere all’angolo la nuova piattaforma social.

Sembra una storia lunga decenni invece tutto si sta consumando davvero velocemente: a poco più di un anno dalla sua fondazione, Clubhouse il social network con chat audio su invito, dovrà condividere il suo orticello con ospiti alquanto ingombranti e attrezzarsi perchè questi non calpestino le sue aiuole. Sono bastati gli annunci da parte di  Facebook, Twitter, Spotify e LinkedIn a far scendere del 70% i download di Clubhouse nel mese di marzo.

Con un gioco di parole potremmo dire che il marketing vocale fa gola a tutti, ma capiamo cosa c’è in ballo, a partire da un piccolo ripasso delle basi.


Cosa i Brands devono sapere su Clubhouse


  • È una piattaforma audio dal vivo, lanciata nel 2020 dalla Alpha Exploration Co.
  • È attualmente in fase di beta test, disponibile solo su iOS.
  • Ha più di 10 milioni di utenti attivi settimanali.
  • Puoi entrare nelle stanze di altre persone e parlare lì o programmare la tua.
  • Chiunque può avviare e partecipare a stanze aperte e chiedere al moderatore di lasciarlo parlare.
  • I club sono gruppi di utenti che condividono un argomento. Sono una categoria permanente nell'app. Se ti iscrivi a un club, riceverai una notifica ogni volta che qualcuno di questo club ospita / presenta.


Come Facebook va all’assalto di Clubhouse

Ormai è dichiarato: Facebook si sta organizzando per integrare una nuova forma di comunicazione basata sull’audio, sfruttando le sue risorse tecnologiche ed economiche per migliorare quanto proposto da Clubhouse.


Le carte non sono state del tutto scoperte, ma essenzialmente Facebook agirà su questi fronti:


  • Proporre una versione audio delle Room,
  • Creare un nuovo tipo di contenuto: il Soundbite, ovvero un “aggiornamento di stato vocale”.
  • Integrare i podcast all’interno del social network, che darà agli utenti la possibilità di trovarli, sceglierli e ascoltarli senza uscire dall’app, grazie a una collaborazione con Spotify. 
  • Salvare e convertire in podcast le conversazioni che avvengono nelle Room
  • Attivare un nuovo strumento di registrazione per i Soundbite
  • Fornire un sistema di retribuzione per i creators


Spotify e l’alleanza con Facebook

Facebook e Spotify stanno lavorando insieme ad una nuova funzione che permetta agli utenti di ascoltare musica e podcast senza lasciare l’App di Facebook. 

Spotify, inoltre, attiverà a sua volta una funzione per andare in diretta audio e dialogare con gli utenti.


Le nuove funzioni audio di Twitter

Si cinguetta che Twitter avrebbe offerto 4 miliardi di dollari per l’acquisizione di Clubhouse senza riuscire nell’intento. 

Poco male: dopo aver incassato la sconfitta, Twitter ha deciso di sfruttare l’affinità tra la sua utenza e quella della piattaforma vocale proponendo la sua versione delle stanze audio: Spaces.


Le chat audio di Linkedin

Anche LinkedIn sta sviluppando la sua versione di chat audio. L’idea della piattaforma è di offrire la possibilità di creare contenuti audio dall’identità professionale. 

L’obiettivo è mettere in contatto i professionisti anche con la parola, proprio prendendo ispirazione dalle stanze di Clubhouse, attraverso luoghi - virtuali - in cui gli iscritti potranno parlare tra loro.


È tutta una questione di contenuto

Tutto questo gran parlare della voce ci riporta però al vero nocciolo della questione: i contenuti. Non basta infatti “far sentire la propria voce” quanto comunicare valore e interesse condiviso con il proprio target.

Su questo le aziende dovrebbero concentrare il proprio interesse reale, adeguando lo strumento al contenuto e non viceversa.


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